sabato 12 luglio 2008

Prostituzione, quello che il Dipartimento donne afferma da mesi...

E’ decisamente ammirevole oltrechè coraggioso trattare di certi temi sociali nel nostro Paese. E bisogna riconoscere al ministro Carfagna di aver preso una posizione decisamente fattiva firmando il disegno di legge che ha tra i suoi obiettivi “ …togliere le prostitute dai luoghi pubblici e contrastare il fenomeno dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù di ragazze spesso minorenni…”.
Il Dipartimento nazionale donne de la Destra cominciò a parlare di questo problema sin dalla nascita del Movimento!!
Ci piacerebbe molto che il Ministro delle pari opportunità leggesse il nostro documento (ma siamo convinte che lo abbia fatto) proprio nella parte relativa alla prostituzione, forse, al contrario di molte che fanno solo baccano, potrebbe ritrovare spunti da inserire nella prossima discussione del suo provvedimento.
Regolamentazione della prostituzione in Italia
In tema di prostituzione, nel secondo dopoguerra, si è assistito ad una progressiva conversione all’abolizionismo dei paesi dell’Europa occidentale, con la chiusura dei bordelli. Fenomeno pienamente condiviso dal cattolicesimo che non ha voluto mai riconoscere la prostituzione come uno status pubblico, ignorandola e fingendo che non esista.
La posizione abolizionista è stata da più parti attaccata: dalle stesse prostitute che, pur potendo liberamente scambiare sesso e denaro, senza l’intervento dello Stato si sono sentite meno protette e limitata la loro capacità di agire; da quei cittadini che patiscono disturbo notturno e anche da quelli che vogliono togliere dalla vista il commercio del sesso e da chi infine ritiene insufficiente la regolamentazione per gestire il fenomeno, problema quest’ultimo diventato rilevante a seguito dell’immigrazione dai paesi poveriIn molte città europee sono state approvate norme, di solito a livello comunale, che hanno regolato il fenomeno, individuando zone o locali e condizioni per svolgere il commercio del sesso.
In Italia la prostituzione viene regolata dalla legge 20 febbraio 1958 denominata legge Merlin (dal nome della proponente senatrice Tina Merlin ) e vengono chiuse le case di tolleranza che all’epoca ammontavano a circa 1300. A seguito della chiusura il fenomeno della prostituzione purtroppo non viene frenato, ma anzi aumenta e si riversa sulle strade dando luogo a grossi problemi.
La situazione di marginalità in cui si trovano le prostitute facilita la subordinazione a protettori vari, gli abusi delle forze dell’ordine, incoraggia la corruzione, dando luogo alla nascita dei reati di sfruttamento e favoreggiamento e inoltre, rende chi si dedica a questo commercio, meno raggiungibile dagli operatori sociali che possono offrire informazioni e mezzi per la protezione della salute e aiuto per uscire da situazioni di sfruttamento o di disagio.
La legge Merlin quindi si è rivelata inadeguata, con molti limiti e principalmente non idonea ai cambiamenti sociali e culturali del Paese. Infatti a distanza di 50 anni si ribadisce che il fenomeno della prostituzione è degenerato, che le nostre strade si sono riempite di donne, più o meno giovani, moltissime provenienti da paesi stranieri ed ha incentivato lo sfruttamento da parte di organizzazioni criminali, che gestiscono tale attività con violenza, minaccia ed inganni dietro rilevanti profitti, con un fatturato di diversi milioni di euro, tanto da diventare una vera e propria “industria”, nonostante le sanzioni penali previsteSi stima che sulle strade italiane operino dalle 50mila alle 70mila prostitute, per un giro di affari di quasi 180 miliardi delle vecchie lire al mese. Delle suddette prostitute circa il 25% sono di origine straniera (Nigeria, Albania, Polonia, Bielorussia, etc.), circa un 20% sono minorenni.
E’ da sottolineare che a seguito del dilagare della prostituzione nelle strade, si sono diffuse ad ampio raggio importanti malattie veneree a cui si è aggiunta la minaccia dell’AIDS!
Chi non ha voluto fare questa scelta repressiva, si è mosso verso una regolamentazione. In alcuni Stati europei, infatti, la prostituzione è stata regolamentata e l’attività legata ad essa considerata una vera professione, sotto forma di lavoro dipendente, indipendente o cooperativo, con ogni diritto e dovere conseguente, compresa l’ assicurazione previdenziale e la tassazione:
Gran Bretagna: la prostituzione non è proibita, ma lo sono alcune attività connesse, come l’adescamento in luogo pubblico. Le case di appuntamento sono illegali. Sono punibili le prostitute ma non i loro clienti. Commette reato chi abborda una prostituta per strada.
Olanda: la prostituzione è una professione e per esercitarla basta avere 18 anni e l’autorizzazione a risiedere in territorio olandese. Le donne lavorano in appartamenti o in case di appuntamento. Sono presenti i distretti a luci rosse.
Germania: è consentito l’esercizio della prostituzione e sono presenti le case chiuse. Le donne coinvolte nel fenomeno pagano le tasse.
Svizzera: possono esercitare la prostituzione a livello professionale solo le persone che hanno raggiunto la maggiore età sessuale (fissata dalla legge a 16 anni), dispongono di un permesso di soggiorno e di lavoro, rispettano le condizioni quadro vigenti. Sono punibili dalla legge, la promozione della prostituzione e lo sfruttamento degli atti sessuali. I “protettori” delle prostitute, i proprietari delle case chiuse e altri datori di lavoro commettono reato se le donne che esercitano la prostituzione non sono libere di decidere autonomamente quali clienti vogliono servire. Sono controllate durante l’esercizio della loro attività, non possono disporre liberamente delle loro entrate, sono obbligate a prostituirsi contro la loro volontà.
In Francia come noto sono abolite le case chiuse ma negli ultimi tempi si è riacceso il dibattito in favore della loro riapertura e l’attuale Governo ha predisposto un pacchetto normativo dove tra l’altro è previsto un progetto di legge sulla prostituzione.
Anche se da un punto di vista morale la prostituzione può essere disapprovata, non possiamo ignorarla e non considerarla un fenomeno attuale e andrebbe pertanto riformulata una proposta di legge che tenga conto dei mutamenti avvenuti e in linea con le esigenze della attuale società.
Il Dipartimento nazionale donne de la Destra propone l’abrogazione della legge Merlin e la riformulazione di un nuovo testo dove siano messi in evidenza i seguenti punti:
- Sicurezza sanitaria: obbligo di controlli per i c.d. lavoratori sessuale- Divieto di prostituzione nei luoghi pubblici e costituzione di appositi edifici siti in determinate aree urbane, lontani dalle abitazioni civili per il solo esercizio del mestiere, con divieto di abitazione- Divieto di prestazione sessuale per i minori di ogni nazionalità- Revisione del trattamento sanzionatorio e della normativa penale in materia di prostituzione- Riconoscimento della prostituzione come lavoro legalmente tassato e regolamentato- Costituzione di specifici centri sociosanitari qualificati all’espletamento di colloqui obbligatori informativi prima di intraprendere l’attività di prostituzione e prestazione di aiuto a chi volesse abbandonarla (allocati negli edifici dove viene praticata l’attività di prostituzione)- Regolamentazione del flusso immigratorio e norme per arginare la clandestinità delle donneCollaborazione con il Ministero del welfare, di concerto con quello della salute, dell’economia e dell’interno
Dipartimento Nazionale Donne - La Destra

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